La SS-Division Wiking nel Caucaso: 1942-1943

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Nell’estate del 1942, le forze tedesche ritornarono ad attaccare sul fronte dell’Est, questa volta concentrandosi esclusivamente nel settore meridionale, con l’obiettivo di conquistare Stalingrado e il Caucaso. La scelta di attaccare in quella regione, fu dettata soprattutto dall’esigenza di prendere il controllo dei ricchi giacimenti petroliferi del Caucaso, per poter avere riserve di carburante sufficienti per combattere una guerra, diventata ormai mondiale. La divisione Wiking, dopo essere stata impegnata nella riconquista di Rostov, penetrò profondamente nelle regioni caucasiche, superando i numerosi corsi d’acqua che attraversavano quelle terre, affrontando mille insidie e mille combattimenti, contro un nemico sempre più agguerrito, coriaceo e soprattutto inafferrabile. Nel corso di questa nuova campagna, mancarono infatti le grandi manovre di annientamento delle forze sovietiche, che avevano caratterizzato la campagna estiva del 1941. Questa volta, i comandi e i soldati sovietici impararono a ripiegare e a raggruppare le loro forze per poi lanciare feroci contrattacchi, unendo al coraggio anche l’astuzia. Malgrado tutto, i reparti SS riuscirono ad arrivare fino alle lontane regioni asiatiche, minacciando di giungere fino alle coste del Mar Caspio. Le condizioni del terreno, la forte resistenza del nemico, i problemi logistici e le pesanti perdite, frenarono le sue ambizioni e quelle di tutte le forze tedesche. Con l’aggravarsi della situazione sul fronte di Stalingrado, le forze tedesche nel Caucaso, furono costrette a ripiegare rapidamente per evitare di finire intrappolate a loro volta e fu proprio la stoica resistenza dei reparti tedeschi di von Paulus, a salvarle, dandogli il tempo di ritirarsi verso nord e ritornare sulle posizioni occupate l’anno precedente. La divisione Wiking fu impegnata in una terribile ritirata d’inverno, caratterizzata da durissimi combattimenti contro il nemico e contro il freddo glaciale, lamentando ulteriori pesanti perdite, riuscendo a ritirare i superstiti di quella terribile avventura oltre il fiume Mius. Come per tutti gli altri numeri di Fronti di Guerra, la cronologia degli eventi è raccontata attraverso le testimonianze dei diretti protagonisti, i rapporti di guerra del periodo, i documenti originali, il tutto accompagnato come sempre da un eccezionale corredo iconografico, mappe, documenti e immagini, provenienti dagli archivi militari di tutto il mondo e dalle principali collezioni private, per rendere ancora più avvincente la trattazione degli argomenti. Sperando di aver realizzato un buon lavoro, colgo l’occasione per ringraziare tutti gli amici e i collaboratori che hanno contribuito alla realizzazione di questo nuovo numero di Fronti di Guerra e invito tutti a segnalare eventuali aggiunte o correzioni.

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